Youssef Al-Qardaoui, Bernard-Henry Levy: stessa lotta?

 

Analisi, dicembre 2011

Come ogni primavera che si rispetti, quella che si definisce “araba” ha evidentemente consentito la perpetuazione di idee di pura discendenza, ma ha anche – fenomeno sorprendente – facilitato e catalizzato la formazione di schemi di pensiero che si erano, fino a pochissimo fa, considerati non conciliabili.

Ecco così due illustri personaggi che tutto avrebbe dovuto dividere: Youssef Al-Qardaoui e Bernard Henry Levy (BHL). Uno è un puro prodotto dell’Oriente, mentre l’altro è un occidentale inveterato. L’uno si avvolge nell’austero costume tradizionale stretto al collo dei sapienti di Al-Azhar (lunga gallabeyya, caftano e turbante) mentre l’altro è un vero dandy che sfoggia un’eterna camicia immacolata di chez Charvet, fatta su misura e che porta ampiamente sbottonata.

L’uno è Egiziano di origine, Qatariota di nazionalità, orfano di padre, di origine paesana e modesta, di confessione mussulmana, membro dei Fratelli Mussulmani, imprigionato da giovane per la sua militanza, privato della sua nazionalità e residente in Qatar da diversi decenni. L’altro è Francese, cittadino nato con un cucchiaino d’oro in bocca, di confessione ebrea, sedicente di sinistra e che non è mai stato perseguitato nemmeno dopo essersi immischiato in numerosi conflitti armati attraverso il mondo.

 

(nella foto, Youssef Al-Qardaoui)

L’uno è un fervente difensore dei palestinesi, ostinato oppositore del sionismo. In proposito ha dichiarato: “La sola cosa che spero (…) è che Allah mi dia, al crepuscolo della mia vita, l’opportunità di andare nel paese della jihad e della resistenza (la Palestina), anche se su una sedia a rotelle. Sparerò un colpo di pistola contro i nemici di Allah, gli ebrei”(1). L’altro è un fervente difensore dello Stato di Israele ed uno dei suoi migliori ambasciatori nel mondo. Dopo la selvaggia aggressione israeliana contro il Libano nel 2006, fece un viaggio nel nord di Israele che gli ispirò un articolo definito di “turismo di propaganda di BHL in Israele” (2). Ripeté la storia nel 2009, durante il massacro di Gaza, recandosi in Israele per fare l’ “embedded” con Tsahal (l’esercito israeliano, ndt). Raccontò la sua “avventura” in un articolo percepito come un volantino propagandistico pro-Israele (3) cercando di giustificare la brutale ed inumana operazione “Piombo fuso” (4), condannata internazionalmente. Ha persistito e firmato in difesa dell’attacco israeliano del 31 maggio 2010 contro la flottiglia della libertà che provocò nove morti e ventotto feriti tra i militanti che trasportavano aiuto umanitario verso Gaza (5). D’altra parte è stato insignito di due Dottorati Honoris Causa in questo paese. Università di Tel Aviv nel 2002 e Università di Gerusalemme nel 2008.

 

L’uno è interdetto di ingresso negli Stati Uniti dopo che sono stati scoperti suoi rapporti con una banca che finanzia il terrorismo (6) e si oppose totalmente all’invasione USA dell’Iraq. L’altro è un filo-USA esemplare che frequenta il jet set delle due rive dell’Atlantico. Per quanto riguarda l’Iraq, egli considerò questa guerra “moralmente giustificata” (7).

Tuttavia, a ben guardare, è facile rilevare numerose somiglianze tra i due personaggi. Eccone qualcuna.
Primo, entrambi sono stati dei brillanti studenti. Al-Qardaoui è stato primo in graduatoria all’Università Al-Azhar e BHL si è classificato 7° al concorso di ingresso alla Scuola normale superiore. Secondo, sono entrambi autori prolifici, uomini di lettere e filosofi (anche se tale qualifica è molto criticata nel caso di BHL). Terzo, senza svolgere alcuna funzione politica, essi esercitano una indiscutibile influenza politica sui dirigenti dei loro rispettivi paesi e guidano, in talune vicende, la politica die loro governanti. Quarto, sono entrambi delle vere e proprie vedette mediatiche, uno su Al-Jaazera con la trasmissione “La charia e la vita”, che viene seguita da più di dieci milioni di telespettatori nel mondo e l’altro attraverso la sua onnipresenza sugli schermi della televisione francese e su quelle straniere. Quinto, e non ultimo per i tempi che corrono, entrambi sono degli impenitenti guerrafondai.

Ma di fatto, sono stati proprio la “primavera araba” e i suoi sussulti che hanno rivelato le somiglianze più “originali” tra queste due celebrità.
In materia di religione, Youssef Al-Qardaoui rivendica la sua fede nelle sue azioni. Questo si capisce dalla sua erudizione nelle scienze islamiche, le sue numerose responsabilità e le sue diverse attività ed impegni legati alla religione mussulmana. Questo è meno evidente nel caso di BHL, fino a che non ha confessato, a proposito del suo ruolo nella guerra civile libica: “E’ come ebreo che ho partecipato a questa avventura politica, che ho contribuito a definire i fronti militanti, che ho contribuito ad elaborare per il mio paese e per un altro paese una strategia e delle tattiche”(8).

A proposito di Israele, una recente dichiarazione di Al-Qardaoui lascia perplessi: “I paesi nei quali vi è stato un risveglio islamico e nei quali gli islamisti sono andati al potere tratteranno con l’Occidente e Israele” (9). Forse che il celebre teologo non ha più desiderio di combattere contro lo stato sionista, né di sparare la sua ultima pallottola nella terra sacra della jihad? Forse che è tentato di fare più di quanto non faccia il governo del suo paese di adozione, il Qatar, che intrattiene rapporti ufficiali con Israele?

D’altronde le voci sullo stabilimento di relazioni diplomatiche tra la “nuova” Libia e lo stato ebraico (10), attraverso la probabile mediazione di BHL, sembrano confermare le parole dello Sceicco.
D’altra parte la fatwa di Al-Qardaoui che invitava all’assassinio di Gheddafi (11) si è inserita sulla scia delle gesta guerriere di BHL. Come contropartita, il filosofo francese non ha trovato nulla di sconveniente nelle dichiarazioni del presidente del CNT libico a proposito della applicazione della charia nella futura Libia. In un articolo memorabile, si è lasciato andare ad una dissertazione sul significato della charia e dello jihad: un vero Al-Qardaoui “in erba” (12). Che straordinario capovolgimento di posizioni per questo virulento smargiasso dell’estremismo religioso che si era fatto notare per le sue posizioni contro gli islamisti in Algeria (13). Conosceva già allora il significato della charia e dello jihad o ha seguito dei corsi successivamente?

Ma l’interesse di BHL nei confronti degli islamisti non nasce con la sua “epopea” libica. Sul suo sito ufficiale, dove troneggiano centinaia di foto destinate alla posterità, ce n’è una che attira l’attenzione: BHL in compagnia di Al-Hoseiny al Cairo, il 20 febbraio 2011, vale a dire 9 giorni dopo la caduta di Mubarak. A titolo di informazione, Saad Al-Hoseiny è membro dell’ufficio esecutivo dei Fratelli Mussulmani (14) e la foto è stata scattata nel loro Quartier Generale.

In un articolo su questo incontro, BHL scrive: “Nel corso dell’incontro tiene un profilo basso. Mi assicura che la confraternita pesa non più del 15%. Mi garantisce che non presenterà candidati alle presidenziali. Mi giura su tutti gli dei che non ha, comunque e per il momento, altro programma se non la libertà, la dignità, la giustizia. Ma aggiunge, con uno sguardo furbetto, che – i problemi dell’Egitto – sono troppo – enormi – perché la piccola confraternita se ne assuma la piena responsabilità” (15). Si conoscono adesso i risultati delle elezioni egiziane.

La vittoria degli islamisti nei paesi coinvolti dalla “primavera araba” ha sorpreso parecchi. Nonostante nessun Corano sia stato brandito e nessuno slogan religioso sia stato scandito durante tutte le sanguinose manifestazioni, i partiti religiosi hanno ottenuto eccellenti risultati, a detrimento dei giovani attivisti, principali protagonisti delle rivolte popolari.

Tuttavia il 18 febbraio 2011 un avvenimento premonitore è avvenuto in piazza Tahrir. Quel giorno Al-Qardaoui è ritornato trionfalmente al Cairo ed ha condotto la preghiera del venerdì davanti a più di un milione di persone. Approfittando dell’occasione, il noto cyberdissidente Wael Ghoneim, eroe della piazza Tahrir, quello stesso che il magazine USA Time ha definito “l’uomo più influente del mondo” (16), si è avvicinato al palco per prendere la parola. Quale non è stata la sua sorpresa quando si è visto vietare, manu militari, l’accesso alla tribuna. Ha abbandonato piazza Tahrir, con una bandiera egiziana sul viso (17).

Nonostante rilevanti differenze, le azioni “primaverili” di Al-Qardaoui e BHL presentano delle somiglianze che hanno per obiettivo di canalizzare gli avvenimenti nella stessa direzione. Lo stesso accade per la situazione siriana dove l’uno ha emesso una fatwa che autorizza l’intervento internazionale in Siria (18) e l’altro sostiene che l’opzione militare (la stessa che ha organizzato in Libia) viene sempre più accettata dall’opposizione siriana (19).

In occasione della morte della “guida” libica, un giornale titolava: “Libia – Youssef Al-Qardaoui festeggia con Sarkozy e Obama la morte della guida Gheddafi” (20). In effetti festeggiava anche con BHL e David Cameron. Da notare che quest’ultimo, nel 2008, quando era ancora all’opposizione, si era ferocemente opposto alla venuta di Al-Qardaoui in Gran Bretagna, definendolo come un uomo “pericoloso”. A causa delle sue pressioni, ad Al-Qardaoui è stato rifiutato il visto di ingresso in quanto “il Regno Unito non tollera la presenza di quelli che cercano di giustificare ogni atto di violenza terrorista o che esprimono opinioni che potrebbero favorire violenze intercomunitarie” (21).

Decisamente la stranezza di questa primavera ideologica in fiore non cesserà mai di stupirci. Al-Qardaoui che raccomanda ai paesi arabi di trattare con Israele e che prega in favore di un intervento militare straniero per far cadere dei governi arabi; BHL che non è più spaventato dagli islamisti e che li appoggia nel loro “apprendistato” democratico, fornendo corsi di charia ai suoi concittadini occidentali.

Ma per quanto strano tutto questo possa apparire, nessuno dei due ha manifestato opinioni sulle monarchie arabe. Sono forse dei modelli di democrazia? O forse dei luoghi in cui vengono rispettate le libertà fondamentali?

I nostri due celebri filosofi non hanno ancora niente da dire a questo proposito. E perché no una dichiarazione comune? L’ibridazione sarebbe totale.

Riferimenti:


1. Youtube, « Al-Qaradawi praising Hitler's antisemitism », Vidéo postato il 10 febbraio 2009,
http://www.youtube.com/watch?v=HStliOnVl6Q&feature=player_embedded


2. Henri Maler et Patrik Champagne, « Une « exclusivité » du Monde : le tourisme de propagande de BHL en Israël », ACRIMED, 1° agosto 2006,
http://www.acrimed.org/article2418.html


3. Olivier Poche, « Gaza – Médias en guerre (4) : « Carnets de guerre », le dernier tract de BHL », ACRIMED, 28 gennaio 2009,
http://www.acrimed.org/article3062.html


4. Bernard-Henry Lévy, « Libérer les Palestiniens du Hamas », Le Point.fr, 8 gennaio 2009,
http://www.lepoint.fr/actualites-chroniques/2009-01-08/liberer-les-palestiniens-du-hamas/989/0/305272


5. Le Monde, « Alain Finkielkraut et Bernard-Henri Lévy défendent Israël contre la "désinformation" », 7 giugno 2010,
http://www.lemonde.fr/proche-orient/article/2010/06/07/alain-finkielkraut-et-bernard-henri-levy-defendent-israel-contre-la-desinformation_1368873_3218.html


6. Paul Landau, « Le double visage du cheikh Youssouf al-Qaradawi », Observatoire de l’islam en Europe, 7 ottobre 2007,
http://observatoire-islam-europe.blogspot.com/2007/10/le-double-visage-du-cheikh-youssouf-al.html


7. Bernard-Henry Lévy, « Le bloc-notes de Bernard-Henri Lévy », Le Point.fr, 14 febbraio 2003,
http://www.lepoint.fr/archives/article.php/53028


8. AFP, « Libye: BHL s'est engagé "en tant que juif" »», Le Figaro.fr, 20 novembre 2011,
http://www.lefigaro.fr/flash-actu/2011/11/20/97001-20111120FILWWW00182-libye-bhl-s-est-engage-en-tant-que-juif.php


9. Al-Quds al-Arabi, « Fatwa d’Al-Qardaoui autorisant une intervention internationale en Syrie pour arrêter le bain de sang », 9 dicembre 2011,
http://alquds.co.uk/index.asp?fname=today%5C09z500.htm&arc=data%5C2011%5C12%5C12-09%5C09z500.htm


10. Israël Infos, « LIBYE - Le retour d'Israël, peut être », 11 dicembre 2011,
http://www.israel-infos.net/nlp.php?nl=628


11. Meris Lutz , « LIBYA: Popular TV cleric issues fatwa against Kadafi », Los Angeles Times, 22 febbraio 2011,
http://latimesblogs.latimes.com/babylonbeyond/2011/02/libya-fatwa-cleric-kadafi-protest-islam-religion.html


12. Bernard-Henri Lévy, « La Libye, la charia et nous », Le Point, 3 novembre 2011,
http://www.lepoint.fr/editos-du-point/bernard-henri-levy/la-libye-la-charia-et-nous-03-11-2011-1392125_69.php


13. Bernard-Henry Lévy, «Le jasmin et le sang» et «La loi des massacres», Le Monde, 8 -9 gennaio 1998,
http://www.bernard-henri-levy.com/le-8-janvier-1998-13484.html


14. AnachitexT, « Saad Al-Hoseiny, and BHL »,
http://anarchitext.wordpress.com/2011/05/09/bernard-henri-levy-in-tahrir-benghazi/saad-al-hoseiny-and-bhl/


15. Bernard-Henry Lévy, « Égypte, année zéro », Libération, 26 febbraio 2011,
http://www.liberation.fr/monde/01012322304-egypte-annee-zero


16. Le Point.fr, « Waël Ghonim, homme le plus influent du monde selon Time », 21 aprile 2011,
http://www.lepoint.fr/monde/wael-ghonim-homme-le-plus-influent-du-monde-selon-time-21-04-2011-1322126_24.php


17. Le Figaro.fr, « Les Égyptiens maintiennent  la pression place Tahrir », 18 febbraio 2011,
http://www.lefigaro.fr/international/2011/02/18/01003-20110218ARTFIG00438-les-egyptiens-maintiennent-la-pression-place-tahrir.php


18. Vedere riferimento 9


19. Bernard-Henri Lévy, « Fin de partie en Syrie », Le Point, 17 novembre 2011,
http://www.lepoint.fr/editos-du-point/bernard-henri-levy/fin-de-partie-en-syrie-17-11-2011-1397212_69.php


20. AlterInfo, « Libye – Youssef al-Qaradawi célèbre avec Sarkozy et Obama, la mort du guide Kadhafi », 23 ottobre 2011,
http://www.alterinfo.net/notes/Libye-Youssef-al-Qaradawi-celebre-avec-Sarkozy-et-Obama-la-mort-du-guide-Kadhafi_b3376233.html


21. BBC News, « Muslim cleric not allowed into UK  », 7 febbraio 2008,
http://news.bbc.co.uk/2/hi/uk_news/7232398.stm



 

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